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  • Immagine del redattoreGuido Bonatti

L'Ascendente: la presenza scenica

Come vi accennavo nei due articoli precedenti dedicati al Sole e alla Luna in astrologia, continuerò a servirmi di alcune nozioni del teatro e del mondo dello spettacolo per cercare di trasmettere alcuni concetti fondamentali che ci servono nell'analisi e nell'interpretazione del tema di nascita.


Con l'Ascedente il compito si fa davvero arduo e anche la definizione provvisoria che ho scelto per questo articolo, "presenza scenica", rimanda a qualcosa di impalpabile.



Ho cercato "presenza scenica" su Google e il primo risultato è questo articolo, in cui c'è un tentativo di definizione che già mi soddisfa abbastanza: innanzitutto si dice che la presenza scenica "è difficile da descrivere ma facile da riconoscere". Poi continua l'autore dell'articolo: "Si riferisce alla qualità che il danzatore o il performer possiede per attrarre e orientare l’attenzione" (corsivo nel testo originale, nda).


Torniamo all'Ascendente in astrologia. C'è un motivo per cui vi ho parlato di compito arduo. In effetti molti manuali restano evasivi sull'argomento o addirittura lo citano solo per darne una breve definizione, eppure tutti concordano sul fatto che sia un elemento fondamentale, almeno al pari del Sole e della Luna, nel definire i tratti essenziali di una persona.


Come spiegarsi questa apparente contraddizione?


Andiamo con ordine nel nostro tentativo di spiegazione. L'Ascendente è "il punto dello spazio dove l'orizzonte taglia l'elittica ad Est" (Antarès, Manuale pratico di astrologia, Rusconi Libri Spa, Santarcangelo di Romagna, 2020), ovvero dove l'orizzonte interseca la fascia ideale (elittica) entro cui i primi astrologi ritenevano che il Sole e gli altri pianeti si muovessero intorno alla Terra. Non solo: ancora più importante è ricordare che l'Ascendente è "il grado esatto dello Zodiaco che sorgeva ad Oriente al momento della tua nascita" (C. Nicholas, Sei nato per questo, Giunti, Milano, 2020, grassetto mio).


Bisogna infatti distinguere tra l'ora precisa in cui siamo venuti al mondo (che di fatto colloca, tra gli altri pianeti, anche il Sole in un determinato punto dello Zodiaco personale) e l'ora in cui, il giorno della nostra nascita, il Sole si levava sul nostro lato Est (la costellazione illuminata dal Sole in quel momento poteva differire da quella "illuminata" al momento della nostra nascita effettiva - ecco spiegato perché spesso abbiamo segni zodiacali solari e dell'Ascendente diversi tra di loro).


La prospettiva del grafico del tema natale ci vede, proprio come un attore sul palcoscenico, al centro di un cerchio ideale, la ruota dello Zodiaco.


Se adesso ci mettiamo nei panni di questo attore, ritroveremo l'Est, come sempre, alla nostra destra. Il Sole culmina sulla nostra testa nel punto del Medium Coeli, tramonta a Ovest (dunque alla sinistra del nostro ipotetico attore) sul cosiddetto Discendente e vive la sua fase notturna centrale nell'Imum Coeli.


Il grado dell'Ascendente, come ci ricorda Barbault, "rappresenta l'inizio del ciclo diurno" del giorno in cui siamo venuti alla luce, come il grado zero dell'Ariete rappresenta "l'inizio del ciclo annuale" (A. Barbault, Trattato pratico di Astrologia, Astrolabio, Roma, 1979, grassetto mio).


Nell'antichità gli astrologi ritennero che il punto dell'Ascendente, nella carta natale di un individuo, contribuisse a infondere nell'individuo stesso i tratti fondamentali della costellazione simbolica (il segno zodiacale) "illuminata" in quel momento dal levare del Sole. E questa considerazione è stata confermata e rilanciata dall'astrologia successiva, al punto che ancora oggi si pensa che "l'Ascendente modifica l'espressione dell'energia solare" (S. Arroyo, Interpretazione della carta natale, Astrolabio, Roma, 1991, p. 83, grassetto mio).


Lo stesso Stephen Arroyo ci aiuta a capire la complessità del problema quando si tratta dell'Ascendente. Scrive infatti che "esso è molte cose insieme": 1) simbolo di come l'individuo agisce nel mondo; 2) "maschera" o "immagine della personalità", proiettata in maniera automatica, non cosciente, che gli altri vedono; 3) energia e atteggiamento spontaneo verso la vita che pervade l'intero essere (ibid., grassetto mio).


Alcuni astrologi parlano di "maschera", anche in senso psicologico, per trasmettere uno dei significati dell'Ascendente. Trovo che il termine sia fuorviante, perlomeno in italiano, perché, anche se si specifica l'assenza di intenzionalità, l'automatismo della proiezione di questa "immagine della personalità", la parola "maschera" veicola quasi inevitabilmente un senso di occultamento e di artificiosità che a mio avviso è estraneo all'azione dell'Ascendente nell'ambito del tema natale.


E il fatto che l'Ascendente possa essere "simbolo di come l'individuo agisce nel mondo" rischia di essere una definizione troppo debole, che non si distingue in maniera sufficientemente netta dall'azione del Sole, ad esempio, nel tema natale di una persona.


Il terzo tentativo di definizione proposto da Arroyo mi sembra più convincente: "energia e attaggiamento spontaneo verso la vita, che pervade l'intero essere".


Torniamo al nostro articolo con cui abbiamo cercato di definire la presenza scenica:


  1. qualcosa di difficile da descrivere, ma facile da riconoscere;

  2. la qualità che il performer possiede per attrarre o per orientare l'attenzione.


Lo stesso Stephen Arroyo, quando parla dell'elemento (aria, fuoco, terra, acqua) del segno zodiacale che corrisponde all'Ascedente di un individuo, afferma che esso "rivela la qualità del flusso di energia che vitalizza il corpo fisico e l'approccio alla vita" (ibid.).


L'Ascendente è ciò che trasmettiamo al pubblico, a chi ci guarda dall'esterno senza conoscerci meglio, e che emana da noi in maniera spontanea. E' la qualità che il nostro attore possiede per orientare l'attenzione del pubblico: è particolarmente abile nell'uso della parola e della voce? Il segno del suo Ascendente potrebbe essere governato da Mercurio, o da Giove. Ha una notevole prestanza fisica, oppure è noto per la sua incrollabile determinazione? L'influsso potrebbe essere quello di Marte, o di Urano, e così via.


Ancora più importante l'ultima definizione di presenza scenica offerta dall'articolo: "e si rivela nella relazione tra chi guarda e chi è guardato".


Quest'ultimo dettaglio è in realtà fondamentale e fa coincidere ancora una volta la definizione di "presenza scenica" con quella dell'Ascendente in astrologia. Infatti, il grado dello Zodiaco che sorgeva ad Est al momento della nostra nascita determina anche la cuspide del primo dei dodici settori da 30 gradi ciascuno che compongono il cerchio zodiacale.


Se guardiamo esattamente all'opposto dell'Ascendente, troviamo il punto in cui il Sole tramonta ad Ovest del nostro ipotetico attore sul palcoscenico: quello è anche il punto di cuspide tra sesto e settimo settore zodiacale.


Tradizionalmente, poiché come abbiamo già ricordato c'è una sostanziale affinità tra il grado zero dell'Ariete e l'inizio del percorso del Sole nell'anno astrologico, e tra questi due elementi e l'Ascendente di una persona ("grado zero", punto iniziale del ciclo solare nell'arco della giornata di nascita dell'individuo), si è ritenuto di far coincidere il primo settore dello Zodiaco con i valori simbolici rappresentati dal segno dell'Ariete.


Ed ecco che ritroviamo sull'asse Ariete-Bilancia (quest'ultimo segno diametralmente opposto al primo sul cerchio zodiacale), cioè tra primo e settimo settore della carta astrologica, il tema della relazione tra l'individuo e gli altri.


La presenza scenica si rivelerebbe nella relazione tra chi guarda e chi è guardato. E' interessante rileggere quello che annotava l'astrologa Lisa Morpurgo, mentre pensava a cosa scrivere in merito alla prima casa zodiacale: "Durante la stesura di queste pagine misi a punto un piccolo test che diede risultati illuminanti. Alla domanda: 'Se tu fossi su un palcoscenico, come ti vedresti?' le risposte furono della più varia natura ma con un dato comune che si ripresentò sempre e senza eccezioni di sorta: la persona interrogata su quel palcoscenico si vedeva sola. Mai che si immaginasse impegnata in un dialogo, o in una scena di massa dove magari le toccasse la parte di protagonista. Ciò conferma che la casa prima implica un totale rifiuto degli altri." (Lisa Morpurgo, Lezioni di astrologia, volume primo: la natura delle case, Tea, Milano, 2018, p. 11, corsivo nel testo originale).


Di qui i valori simbolici associati alla prima casa zodiacale di "mondo dell'io", di "soggetto di fronte a se stesso" (Barbault), di identità, di personalità profonda.


E probabilmente è anche per questo che credo che Demetra George (menzionata in C. Nicholas, Sei nato per questo) colga nel segno quando afferma che "l'Ascendente rivela per che cosa vogliamo essere ricordati, ciò per cui vogliamo essere famosi".


Per quel tratto essenziale - difficile da descrivere ma facile da riconoscere - che ci rende unici. Per l'ampiezza e l'inclinazione particolari della prima luce che è sorta sull'emisfero terrestre in cui ci è capitato di nascere, a quell'ora particolare di quello specifico giorno di un anno preciso del nostro passato.





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